Alcune diete invitano a non mangiare frutta perché si ritiene che gli zuccheri presenti (il fruttosio in primis), facciano ingrassare.

In verità è solo il fruttosio aggiunto sotto forma di edulcorante nei cibi ad essere associato a calo della funzionalità epatica, all’ipertensione e all’aumento di peso. Ma per quale motivo il fruttosio dello zucchero fa male mentre quello presente nella frutta è innocuo? Consideriamo ad esempio la differenza tra una zolletta di zucchero e una barbabietola, la principale fonte di zucchero degli Stati Uniti.

In natura il fruttosio è sempre associato a una certa quota di fibre, sostanze antiossidanti e fitonutrienti che annullano gli effetti negativi del fruttosio.

Cosa dice la ricerca scientifica?

Che se consumiamo un bicchiere d’acqua con 3 cucchiai di zucchero (ossia la quantità che si trova in una lattina di soft-drink), entro un’ora dall’ingestione avremo un forte picco glicemico, che indurrà il nostro corpo a rilasciare una certa dose di insulina per assorbire lo zucchero in eccesso.

Due ore dopo ci ritroveremo in una situazione di ipoglicemia, ossia gli zuccheri nel flusso sanguigno saranno ancora più bassi di quanto sarebbero se fossimo digiuni.

Il nostro organismo temendo che si stia morendo di fame risponderebbe riversando grassi nel flusso sanguigno, affinchè apportino l’energia necessaria alla sopravvivenza. A lungo andare questo fenomeno indurrebbe infiammazione dei vasi sanguigni e infiammazione generalizzata nonché sovrappeso, soprattutto nella zona addominale.

Ed ora analizziamo questo secondo caso.

Se oltre allo zucchero, consumassimo una tazza di frutti di bosco frullati cosa accadrebbe? I frutti di bosco contengono l’equivalente di un cucchiaio di zucchero pur avendo un basso indice glicemico,  quindi il picco glicemico dovrebbe salire ulteriormente. In realtà questo non avviene.

In uno studio, realizzato ad hoc per verificare gli effetti dell’assunzione di una tazza di frutti di bosco insieme alla tazza di acqua zuccherata, è emerso che i partecipanti non hanno mostrato né picco né il calo successivo della glicemia. I valori della glicemia si sono limitati  solo a salire e a scendere senza essere accompagnati da alcun aumento di grassi nel sangue.

Quindi, assumere zucchero sotto forma di frutta non solo è innocuo, ma può essere utile ad abbassare il picco glicemico dovuto a cibi con alto indice glicemico, come ad esempio il pane bianco. Quale frutta? Esclusivamente quella a basso indice glicemico come i mirtilli, pere, mele verdi, prugne, ciliegie, bacche di goji.

Questo accade grazie alla fibra presente nella frutta che, nello stomaco e nell’intestino tenue, si trasforma in una sorta di gel che rallenta il rilascio degli zuccheri presenti nel pasto. Non solo, sembra che i fitonutrienti presenti siano in grado di bloccare l’assorbimento dello zucchero che attraversa le pareti intestinali e si riversa in un secondo momento nel flusso sanguigno.

Ma non tutto il fruttosio risulta essere negativo per l’organismo. Sembra infatti che dosi minime di fruttosio possano servire a  tenere sotto controllo la glicemia.

Mangiare quindi un frutto ai pasti potrebbe far calare, invece che aumentare la risposta glicemica.

Che succede invece nelle persone affette da diabete di tipo 2? In uno studio è stato dimostrato che il limitare l’assunzione a due soli frutti al giorno, non avesse risultati tanto differenti rispetto  quelli a cui era stato consigliato almeno 2 frutti al giorno, non tenevano al glicemia meglio sotto controllo.

La ricerca ha quindi dimostrato che non si dovrebbe limitare l’assunzione di frutta da parte dei pazienti con diabete di tipo 2.

Uno studio recente, il gruppo di ricerca che ha inventato l’indice glicemico, ha scoperto una dieta a base di frutta, verdura e vari semi, comprendente l’equivalente di venti porzioni di frutta al giorno per un periodo di due settimane non producesse effetti negativi sul peso, pressione sanguigna e trigliceridi, determinando al contrario diminuzione del colesterolo LDL (cattivo) di ben 38 punti.

Ma ricordiamo che in questo studio venne chiesto non solo di mangiare molta frutta ma l’equivalente di 43 porzioni di verdura al giorno. Si assistette quindi a un regime molto alcalinizzante.