Ecco i pensieri tipici che ci affollano la mente quando mangiamo troppo. Ho messo su un po’ di pancetta. Questo mi rattrista. Ma so di non essere l’unico, quindi mal comune mezzo gaudio.

Scherzi a parte, un po’ di pancetta può essere sexy e certamente non causa problemi di salute, tuttavia è curioso capire meglio quali processi mentali o fisici ci portano a sovra nutrirci.

Alcune risposte le trovate in questo breve elenco di ricerche scientifiche che hanno studiato la relazione tra meccanismi psicologici e voglia di cibo.

 

3 ricerche psicologiche ci spiegano perché mangiamo troppo

 

#1 Non sai veramente quando sei sazio 

Ingenuamente pensiamo che la quantità di cibo che ingeriamo dipenda da quanta fame abbiamo. Fuochino. Il nostro appetito è solo uno dei fattori, e nemmeno il più importante. Altri elementi che incidono su quanto mangiamo sono la grandezza dei piatti, le confezioni in cui è contenuto il cibo, la sua consistenza e mille altre cose.

Una ricerca condotta da Wansink nel 2005 ha dimostrato l’importanza della vista nella percezione di sazietà. Tutti i partecipanti all’esperimento dovevano mangiare la stessa zuppa e dire basta una volta raggiunta la sazietà. A metà di loro il piatti veniva riempito in modo esplicito, ossia una volta finito il piatto lo sperimentatore versava un’altra mestolata. All’altra metà il piatto veniva riempito costantemente in modo automatico da un tubicino posto sotto il piatto, quindi questo gruppo mangiava un unico piatto ma con molta più zuppa. Il primo gruppo, quello a cui il piatto veniva riempito esplicitamente raggiungeva la sazietà con meno zuppa.

La morale di questo esperimento è che i recettori dello stomaco sono solo uno dei modi in cui il nostro corpo ci comunica il senso di sazietà. Ma noi ci fidiamo di più di altri indizi provenienti ad esempio dalla vista. Purtroppo decisamente più imperfetti rispetto ai recettori dello stomaco.

 

#2 Quando siamo distratti mangiamo troppo

Uno studio di Bolhuis del 2013 ha domostrato che mangiamo di più quando non prestiamo attenzione al cibo che ingeriamo. Nel caso in cui la nostra concentrazione mentre mangiamo sia rivolta ad altro c’è anche l’aggravante di non godersi i pasti.

Quindi mangiare davanti alla tv accesa, essere molto coinvolti dai discorsi con amici o colleghi durante il pasto, mangiare mentre lavori e altre attività come queste ci portano a mangiare di più.

Proprio per questo recentemente si sta sperimentando l’efficacia della mindfullnes nei disturbi alimentari legati ad abbuffate compulsive. Sembra che focalizzare l’attenzione sul quello che mangiamo prevenga dall’ingestione sconsiderata tipica di questi disturbi alimentari.

 

#3 Cercare di non pensare al cibo aumenta l’appetito 

Barnes e Tantleff-Dunn in uno studio del 2010 hanno scoperto che cercare di non pensare al cibo provoca l’effetto opposto. Questo è abbastanza ovvio, si tratta del solito giochino psicologico “adesso non pensare a un cavallo bianco” e chiaramente il cavallo bianco sarà la prima cosa a cui penserai.

Ma nel caso del cibo c’è un’aggravante. Pensare di non pensare al cibo non solo fa pensare proprio a lui, aumenta anche l’appetito perché il pensiero di mangiare prepara il cervello al pasto.  E poi mangiamo troppo.

 

Bibliografia

Barnes e Tantleff-Dunn (2010). Food for thought: Examining the relationship between food thought suppression and weight-related outcomes

Bolhuis (2013). Consumption with Large Sip Sizes Increases Food Intake and Leads to Underestimation of the Amount Consumed

Wansink (2005). Bottomless bowls: why visual cues of portion size may influence intake