La ricerca ha da tempo dimostrato che ciò che introduciamo con la dieta è in grado di influenzare la composizione delle specie batteriche presenti nel nostro intestino (microbioma) e che queste siano a loro volta in grado di influenzare il nostro comportamento e il funzionamento del nostro sistema nervoso.
A partire dalle scoperte sull’interazione dell’asse intestino-cervello, il prossimo traguardo dei ricercatori sarà quello di individuare la cura di diverse malattie comprese quelle a carico del sistema nervoso inducendo modifiche nella composizione dei batteri intestinali attraverso diete specifiche.

I batteri dei carnivori e quelli dei vegetariani.
Il microbioma intestinale, ovvero l’insieme di specie batteriche presenti nella nostra pancia, contiene normalmente 5 diversi gruppi di batteri: quelli maggiormente rappresentati sono i Firmicutes e i Bacteroides, mentre Actinobacteria, Proteobacteria e Verrucomicrobia costituiscono appena il 2% del totale.
La crescita dei Bacteroides è favorita da una dieta ricca di proteine di origine animale mentre nei vegetariani o in chi introduce molti alimenti ricchi di monosaccaridi (ovvero zuccheri semplici) le specie più abbondante è costituita dai batteri Prevotella. Infine, il ceppo più rappresentato nell’intestino dei neonati allattati al seno o di consuma cibi ricchi di oligosaccaridi, è quello dei Bifidobacteria.

Dai batteri al cervello.
Il numero complessivo di geni batterici, considerando l’insieme di tutti i batteri presenti, è impressionante: circa 4 miliardi di geni batterici vengono influenzati quotidianamente da quanto introduciamo con la dieta. Per comprendere meglio la portata di questo aspetto, basta ricordare che le unità funzionali dei geni umani sono appena 26.000. La maggior parte di questi 4 miliardi di geni è in grado di codificare enzimi, proteine e neuropeptidi, questi a loro volta possono modificare il funzionamento del nostro sistema immunitario, del nostro cervello e del nostro metabolismo.
I batteri intestinali posso influenzare il benessere del nostro cervello attraverso differenti modalità, una di queste riguarda la stimolazione del nostro sistema immunitario da parte di alcune componenti strutturali del batterio stesso, definite lipopolisaccaridi (LPS). Se questa “stimolazione fisiologica” diviene eccessiva, come avviene durante la disbiosi intestinale, si verifica in primis una crescita incontrollata dei batteri che a loro volta indurranno un’infiammazione prima localizzata e poi generalizzata che interesserà anche il sistema nervoso centrale.
Non solo, il metabolismo batterico può portare liberare metaboliti tossici per il cervello, ad esempio l’ammoniaca o acidi grassi a catena corta che, se prodotti in piccole quantità possono inibire l’infiammazione intestinale, mentre se prodotti in elevate quantità possono esercitare un’azione neurotossica.

Batteri contro lo stress e disturbi dell’umore.
Sul versante ormoni e neurotrasmettitori, le ricerche hanno dimostrato che alcune specie batteriche siano in grado di produrre molecole identiche a quelle del nostro organismo e che possano stimolare direttamente i neuroni presenti nel sistema nervoso enterico e inviare così segnali al cervello, attraverso il nervo vago. La continua interazione tra specie batteriche, le molecole rilasciate durante il loro metabolismo e il sistema nervoso centrale può condurre nel breve e lungo periodo a modificazioni nella capacità adattiva dell’organismo nei confronti dello stress e a una maggiore incidenza di disturbi dell’umore.